sabato 13 dicembre 2014

orizzonti ritrovati (I) GAM di Genova



 
La Galleria d’Arte Moderna di Genova è lieta di ospitare Orizzonti ritrovati, progetto site specific di Clara Luiselli realizzata su una delle opere della collezione del museo. L’evento prende parte alla X Giornata del Contemporaneo Amaci. Orizzonti Ritrovati è un progetto in progress che intende muoversi alla ricerca di nuovi orizzonti da riportare alla luce: è un viaggio, attraverso il tempo e il suo scorrere, alla ricerca di quanto si è perduto. Clara Luiselli prende l'avvio dalla scultura L'Autunno di Edoardo De Albertis per recuperare memorie lontane di luoghi sui quali non è più possibile vegliare: per questo ragione ha documentato con una videocamera, per ventiquattro ore,l'orizzonte che la scultura poteva scorgere nel tempo della sua permanenza all'Orto Botanico. Il video, montato in time lapse e installato davanti allo sguardo de L'Autunno, permette alla scultura di rivivere di quella luce e di quell'oscurità in cui, per lungo tempo, si era trovata completamente immersa. L'installazione di Genova è la prima tappa del progetto: seguirà il 30 gennaio 2015 la seconda presso il Museo Bernareggi di Bergamo.


The Gallery of Modern Art in Genoa is pleased to host Orizzonti ritrovati ("Rediscovered Horizons"), site-specific project made by Clara Luiselli on one of the works of the museum collection. The event the show is part of Amaci Giornata del Contemporaneo. Orizzonti Ritrovati is an ongoing project focused on the search of new horizons to bring to light: a journey through time and its passing, looking for what has been lost. Clara Luiselli started the project with the sculpture The Fall by Edoardo De Albertis, to retrieve distant memories of places that are not visible anymore. So she decided to record with a camera for twenty-four hours the horizon the sculpture had in the previous location at Botanic Garden. The video was edited in time lapse and installed in a screen device just in front the eyes of The Fall, with the aim of supplying light and darkness to the sculpture as for a long time it was completely immersed in the past. The installation of Genoa is the first step of the project that will continue on January 2015 at Bernareggi Museum in Bergamo.




L’ultimo orizzonte
Daniele Capra

La siepe del monte Tabor presso Recanati è da quasi due secoli il più celebre esempio di negazione dello sguardo della letteratura italiana. Nella magistrale lirica L’infinito, Leopardi tratteggia infatti il potenziale immaginifico e la possibilità sovversiva di raffigurarsi «interminati spazi» oltre quegli arbusti che bloccano la vista. La siepe non è così banalmente elemento ostativo che impedisce di vedere il paesaggio celato che si srotola oltre la sua presenza, ma diventa l’innesco che permette il poeta – ed il lettore – di fantasticare e di smarrirsi in una condizione inquieta di indeterminatezza, di sospensione temporale e mistica sehnsucht. La fantasia e la forza dell’intelletto trasformano la negatività della privazione visiva in una spinta intellettuale ad immaginare un mare in cui lasciar annegare il proprio pensiero, in un panteismo cosmico.

Benché non manchino in antichità edifici dedicati alle Muse ed al loro culto, il museo per come noi lo percepiamo è una costruzione moderna che si concretizza e si affina a partire dal Settecento. A partire da quel momento il museo si è progressivamente caratterizzato per essere il luogo deputato a conservare, restaurare, valorizzare e far conoscere ai cittadini quegli elementi di rilevanza che l’arte, la storia e la cultura ci hanno lasciato in eredità. È quindi un’istituzione finalizzata a trattenere ciò che è significativo e che si vuole preservare dalle insidie delle miserie umane e dalle offese dello scorrere del tempo: è una struttura finalizzata a sottrarre alla storia quello che esso protegge.
Il progetto Orizzonti ritrovati di Clara Luiselli nasce dalla necessità di ricondurre al flusso della storia alcune opere di collezioni museali che per necessità conservative sono state collocate in musei, muovendole dalla loro originale ubicazione. L’artista mira a ristabilire alcuni elementi di continuità visiva riportando allo sguardo originario statue ed opere d’arte che sono ora in quella che è inevitabilmente una condizione di prigionia, imposta dalla propria caducità e dalla propria fragilità materiale.
In particolare il progetto realizzato per la Galleria d’Arte Moderna di Genova è rivolto al bronzo antropomorfo L’Autunno, di Edoardo De Albertis, prodotto nel 1925 per l’Exposition International des Arts Décoratifs di Parigi e collocato nei giardini dell’Orto Botanico fino ai tardi anni Novanta, quando la scultura venne restaurata e allestita all’interno del museo genovese. Clara Luiselli ha infatti documentato l’orizzonte che la scultura aveva con una telecamera, registrando per una giornata intera il ritaglio di mondo verso cui volgeva gli occhi la statua. Successivamente di fronte all’opera è stato collocato un monitor che trasmette proprio il flusso delle immagini registrate, quasi a risarcirla della vista di quel pezzo di paesaggio di cui era stata privata, riequilibrando quel torto da imputarsi all’azione antropica, ambientale e all’inarrestabile ticchettio del tempo.

È una ricerca del tempo perduto, quella messa in atto da Clara Luiselli, che in questo processo non è interessata a mettere in atto una relazione con lo spettatore quanto piuttosto a ricondurre allo stato primigenio l’opera del De Albertis. L’osservatore è cioè esclusivamente un testimone di un’azione finalizzata ad altri: a lui spetta il ruolo di colui che registra l’evento, una sorta d’impotente convitato di pietra, mentre la scultura – che è un essere inanimato – ha il privilegio di essere il destinatario dell’azione, colui che gode cioè delle immagini e dell’orizzonte ritrovato.

Il video che scorre di fronte agli occhi della scultura mette l’opera in una condizione di duplicità per il giustapporsi di due differenti orizzonti temporali: quello della propria storia, quasi centenaria, e quello del presente (seppure non cronologicamente tracciabile), testimoniato dal prelievo realizzato dall’artista, che le viene costantemente trasmesso di fronte. Coesistono questi due momenti, ignorandosi e sovrapponendosi senza mai entrare in diretta relazione. Coesistono anche due mondi di immagini, quello statico della statua con le sue forme déco e quello sfuggevole del mondo che parla ai suoi occhi grazie all’azione dell’artista. Spetta all’osservatore ricomporre questa dicotomia, vedere quell’orizzonte negato, oltre la realtà su cui getta il proprio sguardo e oltre la siepe della propria immaginazione.

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